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«Salve, Mr. Pattinson. È un piacere rivederla.»
Mr. Pattinson si sbottonò la giacca, lasciandosi cadere mollemente sulla poltroncina. «Il piacere è tutto mio. Allora, come procedono i lavori?»
«Credevo si fidasse di me».
Mr. Pattinson fece spallucce. «Certamente. Ciò non toglie che io abbia diritto a qualche aggiornamento. Il contratto prevede che...»
«Non si scaldi, so bene cosa prevede il contratto. Lavoro sul campo da dodici anni e non è la prima volta che mi occupo di... un caso come il suo».
L'omaccione sollevò un sopracciglio, visibilmente infastidito. Si sporse in avanti, finché non fu talmente vicino al suo interlocutore da sentirgli il respiro. Pesante, ma regolare. «Caso come il suo? Cosa intende?»
«Stia sereno, è tutto sotto controllo. Innanzitutto, la prego, la smetta con quelle giacche démodé. E rasi quella barba, la invecchia. È tutto scritto in questo plico; le raccomando di leggerlo con attenzione e di contattarmi nel caso in cui non le andasse bene qualcosa. Anche se, va detto, non scendo facilmente a compromessi».
Tali parole parvero rassicurare Mr. Pattinson, che rilassò i muscoli ed esplose in una risata sguaiata. «Non mi faccia più scherzi del genere. E per quanto riguarda quell'altra cosa?»
«Quanta impazienza. Be', le avevo assicurato che ci sarei riuscito, e così è stato. Si tratta di una bella donna, trentacinque anni a luglio, in questo momento indubbiamente non alla sua portata, ma le cose possono cambiare. È giusto comunque puntare in alto, no, Mr. Pattinson?»
Lui parve accigliarsi. «Continui».
«Abita in Olanda, ma questo non dovrebbe essere un problema per lei, dato che fin dalla prima seduta si è detto disponibile a qualsiasi spostamento o trasferimento, dato che qui non ha più nulla, eccetera, eccetera».
«So cos'ho detto. Vada avanti».
«Be', ovviamente sono riuscito a trovarvi una bella casa, posizione ottima, vicinato invidiabile».
«E quella bella casa... posso già permettermela?»
«Ovviamente no, ma non si preoccupi, ci siamo occupati anche di questo. Le ho trovato un ottimo posto come receptionist in un ristorantino niente male, proprio ad Amsterdam. È proprio lì, Mr. Pattinson, che le farà la proposta di matrimonio. I nostri complici verranno preventivamente avvisati, certamente, e si troveranno lì al momento giusto. È tutto scritto sul plico».
«Lei ne già è stata messa al corrente?»
«Sì, ovvio. Voglio essere sincero: non ne sembra particolarmente entusiasta, al momento. Anzi, dopo aver visto le sue foto e letto le sue generalità, l'ha descritto come “il tipico omuncolo ripugnante che fischia dietro alle ragazzine il sabato sera”».
Mr. Pattinson batté il pugno sulla scrivania, facendo tintinnare i cubetti di ghiaccio dentro i due bicchieri di bourbon. Tracannò il suo, agitando mentre il dito grassoccio in direzione dell'uomo. «È successo solo una volta!»
«Quello che voglio dirle, Mr. Pattinson, è che in questi casi il cambiamento è necessario e può portarle soltanto cose buone. Rimarrei volentieri a conversare con lei, ma adesso sono costretto a congedarla, è il turno della prossima cliente. Le consegno il plico, la ringrazio ancora una volta per essersi affidato alla nostra agenzia e le auguro il meglio. Prego, l'accompagno alla porta».
«Salve, signorina Stevenson. È un piacere rivederla».
Dopo avergli stretto la mano e rivolto un sorriso cortese, la ragazza colse il tacito invito dell'uomo ad accomodarsi, accavallò le gambe ed attese che lui prendesse la parola. «Quindici mesi dall'ultimo nostro incontro, o sbaglio?»
Lei annuì, porgendogli un fascicolo che aveva meccanicamente tirato fuori dalla sua ventiquattrore Ralph Lauren rosso scarlatto. Intrecciò le dita sul ginocchio. «Non immagina quanto io le sia riconoscente».
«Immagino che tutto stia andando bene, allora».
«A gonfie vele. Mi vede? Non avrei mai creduto di poter essere così felice».
L'uomo sfogliò rapidamente il fascicolo. «Ricordo che i suoi genitori non avevano preso granché bene la sua decisione di rivolgersi a noi, specie considerata la sua giovane età. Ne avete mai più parlato?»
La ragazza ridacchiò, scuotendo la testa. «Loro non capiscono. Pretendevano che finissi la scuola e frequentassi il college, ma a che scopo? Voglio dire, perché perdere tempo a brancolare nel buio, senza alcuna certezza, se ho la possibilità di farmi progettare un futuro perfetto da qualcun altro? Vedo i miei coetanei struggersi perché non sanno cosa fare della loro vita, rovinarsi giorno dopo giorno con le proprie mani senza che se ne rendano davvero conto. Invece, per me adesso è come recitare un copione di un film già scritto e di cui conosco già il finale, ed è stupendo. Ed anche divertente. Sarebbe stato da idioti rinunciare a questa possibilità».
«Quindi si dichiara pienamente soddisfatta del nostro servizio».
«Indubbiamente. Ho conosciuto Roy, tra trentatré – o trentaquattro? – giorni mi chiederà di sposarlo. Non vedo l'ora, è una persona deliziosa anche se credo mi odi. Ho letto a pagina quattrocentocinquantacinque del fascicolo che mi tradirà con la sua segretaria, ma poi si renderà conto di aver commesso un grande errore, eccetera. Ma cosa glielo dico a fare? Sto parlando con l'autore dell'opera. A proposito, vorrei essere sincera al cento per cento con lei: avrei preferito che avesse evitato colpi di scena spiacevoli di questo genere».
L'uomo fece spallucce. «Non sarebbe stato verosimile. E, in ogni caso, sa già che finirà bene».
Lei rilassò la fronte e abbozzò un sorriso. «Ha ragione. È tutto così bello».
«Bene, credo che il mio lavoro con lei sia finito. Le raccomando ancora di tenere sempre sott'occhio il fascicolo, sa quanto l'improvvisazione possa essere pericolosa e mandare a monte l'intero progetto».
«Non succederà: non cambierei nulla, è tutto già perfetto così. Le devo la mia vita, letteralmente».
Dopo averla accompagnata alla porta, Parker diede un paio di mandate alla serratura, abbassò le serrande e si afflosciò sulla poltrona. Aveva ancora un paio di storie da abbozzare ed una decina da rifinire, il che significava doversi trattenere in studio per l'intera nottata – non che fosse una novità o avesse valide alternative. Si accese un sigaro e si versò l'ennesimo e non ultimo bicchiere di bourbon della giornata, mentre la notte calava sull'ufficio ed una boccata di fumo si levava verso il soffitto.