← Torna a: Perché, Perché

Come si impara a fare sogni lucidi?
8 luglio 2020 | tempo di lettura: 10 minuti


Tutti sogniamo. C’è chi non dà troppa importanza ai propri deliri notturni, e c’è chi non riesce ad affrontare la giornata senza averne prima interpretato ogni minuzia. C’è chi, al risveglio, ne ricorda i dettagli; c’è chi, invece, fa tabula rasa. E, soprattutto, c’è chi riesce a manipolare i propri sogni, dirigendone la trama e modificandone ogni aspetto sensibile. L’approccio ai sogni varia da persona a persona e da una cultura all’altra, eppure la questione singolare è che tutti lo facciamo e tutti sogniamo le stesse cose.

Vi parlo in breve della mia – modestissima – esperienza. Sono da sempre una grandissima appassionata di onirologia ed onironautica, da prima ancora che fossi in grado di pronunciare questi termini. Fin da piccola, l’idea che la mia mente fosse in grado di produrre autonomamente delle storie, capaci di prendere forma parallelamente alla vita reale, senza che in alcun modo potessero con essa interferire, mi dava la sensazione di poter vivere infinite vite a cui solo e soltanto io avrei avuto accesso, e questo mi faceva sentire speciale.
Sebbene fossi ben conscia del fatto di non essere per alcuna ragione speciale, poiché quello che per me era un magico superpotere in realtà non era altro che il risultato di fenomeni bizzarri che avvenivano – «chissà perché, poi», mi chiedevo – dentro la testa di chiunque, ciò non mi fermava dal vivere con completa e costante dedizione tale pratica. La mia domanda era una: cosa sono i sogni?

La svolta è avvenuta nel momento in cui ho realizzato che i miei sogni non erano altro che un’accozzaglia di pensieri, esperienze, incontri fortuiti, volti, dialoghi che avevo concretamente vissuto nel mondo reale, che la notte per una qualche ragione allora inspiegabile si ripresentavano in forma di un groviglio confuso che, al mattino, sarebbe stato mio compito districare. È anche in questo momento che ho compreso che non tutti si prendono la briga di sbrogliare la matassa ma che, per mia estrema gioia, non ero neppure l’unica.
Eppure, per quanto mi impegnassi, non ero ancora riuscita a dare una risposta esaustiva alla mia domanda. Fondamentale è stata dunque l’entrata in scena di Internet, che mi ha concesso di trascorrere le ore su articoli, blog, forum, video esplicativi – piccolo appunto: i canali YouTube italiani che trattano questo argomento in maniera seria, completa e corretta sono molto pochi, motivo per cui vi consiglio di orientarvi più sui canali stranieri (se siete interessati ad approfondire la questione, sono disponibile a consigliarvi quelli che seguo personalmente – quindi non esitate a contattarmi).


Il web ha dato in parte risposta alla mia domanda in merito a tecnicismi, studi secolari ed interpretazioni varie, ma mi ha anche aperto un mondo sulla questione che affronteremo oggi e riguardo cui, ahimè, le informazioni di cui disponiamo non saranno mai abbastanza: i sogni lucidi.
Ebbene sì, scoprire di poter gestire con piena coscienza le suddette fantomatiche vite parallele a mio piacimento mi ha fatta ammattire. La folle idea di poter tirare le fila di una realtà potenzialmente illimitata, senza temere ripercussioni nella mia vita reale, era qualcosa di surreale per la me bambina che sognava mondi fantasy e per la me adulta che, forse, non ha mai smesso di farlo. Da quel momento, il fascino che il mondo dell’onironautica esercita su di me non si è mai placato.

Terminato questo non troppo breve preambolo, focalizziamoci sulla questione cardine dell’articolo: come si impara a fare sogni lucidi? Ogni informazione che leggerete da qui in poi, ovviamente, va presa alla leggera: non possiedo, purtroppo, la verità in tasca, né ho studi specifici a riguardo alle spalle, dunque è tutto frutto di ricerche e letture approfondite e filtrato attraverso la mia personale interpretazione ed esperienza.

Non tutti riescono a fare sogni lucidi; eppure, potenzialmente, chiunque ne è in grado. Chi vuole affacciarsi a questo mondo, dovrà armarsi di molta pazienza e non demotivarsi se non vede fin da subito i risultati: nella maggior parte dei casi, sono necessarie due o tre settimane di esercizio prima che si possa esperire il primo sogno lucido, ma le tempistiche sono del tutto soggettive. La prima cosa da fare, e che ai tempi ho cominciato subito a fare, è iniziare ad annotare i propri sogni non appena ci si sveglia. Va fatto immediatamente, non importa se su un taccuino o sulle note del proprio telefono – vi consiglio il taccuino, giusto perché questo sforzo andrebbe fatto anche in piena notte e l’esposizione alla luce blu del telefono prima di riaddormentarvi potrebbe danneggiare il vostro ciclo del sonno.


Data la rapidità con cui il sogno viene dimenticato, ovviamente non è necessario concentrarsi sulla grafia o sulla forma, ma è fondamentale concentrarsi sui dettagli, anche quelli che reputate insignificanti, sui dialoghi, sulle facce e sugli ambienti all’interno dei quali si svolge la scena – questo passaggio vi permetterà inoltre, in un secondo momento, di interpretare i vostri sogni.
Una pratica molto importante consiste nei cosiddetti test di realtà, che vanno effettuati con cadenza regolare nel corso della vostra giornata, in modo che il cervello si possa abituare a metterli in atto anche durante il sogno. In parole spicciole, tali test ci consentono di verificare se ci troviamo o meno all’interno di un sogno. Se così non fosse, ovviamente non succederebbe nulla; se invece stessimo sognando, noteremmo immediatamente qualcosa di strano, ed è in quel momento che il sogno diventerebbe lucido. I test consistono nel focalizzarsi su quegli elementi che, all’interno di un sogno, sono di natura instabile, cioè tendono a mutare, ci appaiono bizzarri e ci accendono quella lampadina che ci fa dire che, , siamo in un sogno. I test di realtà sono tantissimi; quelli che pratico io, e che quindi so per certo funzionino, sono:

• Guardare le mani e contare le dita: spesso, nei sogni, il numero delle dita varia;
• Guardare un orologio, distogliere lo sguardo e riguardarlo: se si è all’interno di un sogno, è molto probabile che l’orario vari;
• Tappare il naso e cercare di respirare: se si è in un sogno, sarà impossibile farlo;
• Provare a leggere: se state sognando, è molto probabilmente che non riusciate a farlo poiché le scritte risulteranno sfocate o in movimento;
• Toccare gli oggetti: nei sogni, gli oggetti non hanno tridimensionalità, essendo proiezioni della mente, dunque con molta probabilità non riuscirete ad afferrarli, ma li attraverserete con le dita.

Se effettuate questi test all’interno di un sogno, rendendovi quindi conto di stare sognando, è molto probabile che, per i primi tempi, vi sveglierete. È normale; esistono ulteriori tecniche che consentono di prolungare il sogno, su cui però non voglio soffermarmi troppo. In breve, è necessario focalizzarsi su un elemento del sogno, primo su tutti il pavimento. Ciò permette nella maggior parte dei casi di stabilizzare il sogno.


Comunque, vi sono diverse tecniche che consentirebbero al nostro cervello di abituarsi al sogno lucido, alcune delle quali sono parecchio dispendiose, dunque ammetto di non averle testate di persona; su Internet trovate comunque molte testimonianze a riguardo, perciò vi invito a dare un’occhiata in giro se siete interessati. Tra queste, ricordiamo la cosiddetta WBTB (Wake Back To Bed), che consiste nel puntare una sveglia cinque ore dopo essere andati a dormire, al suono della quale bisognerebbe rimanere svegli per trenta o sessanta minuti, dedicandosi ad un’attività rilassante quale può essere, per esempio, la lettura, dopodiché riaddormentarsi. Chi l’ha testata, dice che le chances di fare un sogno lucido grazie a questa tecnica siano molto alte.

Due tecniche importanti sono la WILD e la MILD.
La WILD (Wake-Initiated Lucid Dreaming) consiste nell’iniziare il sogno lucido quando si è ancora svegli, ed in particolare nel momento in cui si è tra il sonno alla veglia: in parole povere, nella fase in cui i pensieri iniziano a farsi confusi ed assurdi e ci rendiamo conto di stare per addormentarci. Si tratta di una tecnica molto complessa e dunque sconsigliata a chi è alle prime armi.
La MILD (Mnemonic Induction of Lucid Dreams) è, per l’appunto, l’induzione mnemonica del sogno lucido: in parole povere, si attua prima di addormentarsi, momento nel quale bisogna ricordare a se stessi di accorgersi di stare sognando. Non voglio perdermi in dettagli (vi consiglio comunque di approfondire la questione; gli articoli a riguardo non mancano): semplificando, quando ci si prepara per addormentarsi bisogna cercare di liberare la mente da tutto ciò che potrebbe interferire con il sogno, focalizzarsi su un sogno già fatto, visualizzarsi all’interno di esso e ripetersi più volte a mente: “Quando starò sognando, dovrò ricordarmi di accorgermi di stare sognando”.

Ecco una breve carrellata delle principali tecniche da impiegare affinché il sogno lucido diventi la prassi. Capisco che all’impronta possa sembrare complesso e, voglio essere onesta, lo è: una volta iniziati gli esercizi, i risultati si manifesteranno in maniera molto graduale ed irregolare, dunque tenete duro e non arrendetevi alla prima difficoltà. Credo che il gioco valga la candela: imparare a fare dei sogni lucidi, oltre a sviluppare le nostre facoltà creative, aiuta ad entrare in contatto con la parte inconscia del nostro cervello e, nei limiti del possibile, a combattere l’ansia ed alleviare lo stress.
Adesso più che mai voglio sapere cosa ne pensate: avete mai avuto un sogno lucido? Vorreste averne uno? Pensate di provare qualche tecnica?
Spero di esservi stata utile in qualche modo; al prossimo articolo!